martedì 31 dicembre 2013

giovedì 26 dicembre 2013

Il Dodecamerone. Ovvero, Buon Natale a tutti!

Natale: c'è chi lo odia e c'è chi lo ama. Quest'anno va di moda odiarlo. Su facebook si leggono più commenti di fastidio e irritazione che di gioia e felicità verso questa festa. Il che è naturale. È un errore pensare che il Natale debba essere per forza una festa di sola positività. È una festa che segna un momento di transizione, la fine di un periodo e l'inizio di un altro. Per cui c'è la speranza verso il futuro, ma pure la paura verso il medesimo, il rimpianto verso il passato, verso ciò che sarebbe potuto essere ma non è stato, verso ciò che non avremmo voluto capitasse ma è capitato, il timore che le cose possano peggiorare ma anche il desiderio che possano migliorare. È un sottile mix di questi sentimenti opposti e contrastanti e quindi è normale sentirsi confusi, spaesati, irritati, desiderare che finisca al più presto e che si torni alla normalità. Se aggiungiamo anche che le buone creanze ci impongono spesso di trascorrere il Natale con gente che altrimenti non frequenteremmo neppure pagati... abbiamo aggiunto la ciliegina sulla torta.
Io invece sono una di quelle persone irritanti che il Natale l'hanno sempre amato, anche per le contraddizioni che porta con sé, anche per i suoi lati d'ombra. È un tempo fuori dal tempo, che spezza i ritmi del quotidiano, e a me piacciono le cose che escono fuori dall'ordinario.
Mi piace tutto del Natale. Mi piace l'albero, mi piace il presepe, mi piacciono le lucine e i pacchetti infiocchettati, mi piacciono le canzoni, mi piacciono le abbondanti libagioni (la rima è involontaria), mi piacciono le fiabe, mi piace il suo eccesso, mi piace quando è esagerato. Penso che il Natale debba essere esagerato. Le tradizioni più antiche lo vogliono così, l'esagerazione dev'essere propiziatoria per l'anno nuovo. La semplicità non è una sua caratteristica, è qualcosa che è apparsa solo di recente e che fatica a prendere piede. Il Natale è materiale e spirituale assieme, non gli si può chiedere di essere solo una delle due cose. Non sarebbe più Natale.
Anche l'ipocrisia natalizia ci sta. Si tratta di una festa che ha due risvolti, uno intimo e uno pubblico. Quello intimo ce lo possiamo vivere come ci pare, ma quello pubblico ci impone una certa facciata. Insomma, non è bello andare in giro a mandare a quel paese tutti quelli che ci sono antipatici o non ci piacciono. È così tutti i giorni, ma a Natale lo sentiamo di più perché crediamo di dover essere più sinceri che in altri periodi dell'anno. E invece no, non è possibile esserlo, sarebbe assurdo pretenderlo. Vorrebbe davvero dire mettersi a litigare con un mucchio di gente, vi pare? Perché per qual motivo mai uno che mi è stato cordialmente antipatico per tutto l'anno dovrebbe diventarmi improvvisamente simpatico solo a Natale, anche se mi fa gli auguri? E viceversa, naturalmente: non pensiamo che siano solo gli altri a essere antipatici, anche noi potremmo essere per alcuni quelli “insopportabili e ipocriti”. Per cui vedete che non è proprio il caso di dare il via libera alla sincerità spinta, perché potrebbe venirne fuori un mucchio di guai.
Io sono sempre stata decisa a godermi il Natale a tutti i costi, anche trovandomi tra gente che il Natale lo detesta con tutta l'anima.
Anche a costo di risultare irritante e detestabile quanto il Natale stesso.
Infatti sto per scrivere qualcosa che irriterà molto chi detesta il Natale (ma forse anche chi lo ama, perché non mi faccio mancare mai niente).
E così dicendo, mi tocca spiegare perché ho scelto il titolo di cui sopra. Dodecamerone è una parola che deriva dal greco e che significa “dodici giorni”. Facile: se “Decamerone” (di Boccaccio) indica un periodo di dieci giorni e “Pentamerone” (di Giambattista Basile) ne indica uno di cinque, “Dodecamerone” vorrà giustamente indicarne uno di dodici.
Che dodici giorni?, direte voi. Ma quelli del Natale, ovvio. Il periodo che va dal 25 dicembre al 6 gennaio: i famosi dodici giorni di Natale. Avete presente quella commedia di Shakespeare che s'intitola “La dodicesima notte”? Be', quell'opera si chiama così proprio perché venne rappresentata per la prima volta il 6 gennaio, ovvero la dodicesima notte di Natale.
Ma che c'entra?, incalzerete voi, Natale c'è stato il 25, poi il 6 c'è l'Epifania e al massimo nel mezzo c'è Capodanno. Eh, no. Anche se da calendario sembrano tre festività distinte, in realtà sono esattamente la stessa. Ovvero una serie ininterrotta di dodici giorni natalizi. Una vera pacchia per quelli come me... però... ecco, se siete già lì a tirare un sospiro di sollievo solo perché è il 26 dicembre e a pensare “per fortuna Natale è ormai passato!” devo proprio darvi una delusione: in realtà è appena cominciato.
Questa è la brutta (o bella) notizia. Quella buona (o buona, perché neutrale) è che non siete in ritardo per fare gli auguri di buon natale. Avete ancora parecchi giorni di tempo.
Ma no, dai, non prendetela male. Certo, se speri che una cosa duri un giorno soltanto e invece scopri che ne dura dodici è seccante. Ma anche dodici giorni passano in fretta, no?
Perciò coraggio e sangue freddo: ce la potete fare!
Dimenticavo... BUON NATALE!!! :-)

martedì 24 dicembre 2013

E un posto al sole ancora ci sarà...

Fino a oggi Palazzo Palladini l'ho visto solo così: da lontano.
È assolutamente vergognoso da parte mia ignorare il mio blog per mesi e poi spuntare così, come niente fosse, con un post su una soap.
Dovrei vergognarmene.
Ma visto che son fatta come son fatta, non me ne vergogno e vado avanti.
E visto anche che Natale è epoca di buoni propositi e sincerità, tanto vale fare una pubblica confessione: io seguo un Posto al Sole. La soap di Rai 3 ambientata a Napoli, sì, proprio quella.
È da anni che la seguo, e vi spiego come ho cominciato. Ovvero, come sono caduta nel tunnel di UPAS.
Una sera stavo girellando tra i canali quando, passando su Rai 3, noto una scena che mi fa bloccare lì. C'è Viola Bruni (se non sapete chi è mi spiace per voi, non posso mettermi qui a farvi il sunto della soap sennò stiamo fino a Natale... del 2014) che, come suo solito, fa jogging. E correndo correndo passa davanti a casa mia! No, non casa mia di adesso perché quella, come tutti ben sapete (ehm...) è a Milano. Casa mia di un tempo, dove ho vissuto fino ai (ehm ehm) anni. Insomma, su, gli anni d'oro della prima giovinezza. Potete quindi immaginare la piena emotiva che mi ha travolto in quel momento. Perciò lei passa davanti casa mia e io mi fermo lì e comincio a guardare. Poi sapete come succede, uno dice all'inizio “solo dieci minuti” e invece sono passati dieci anni e ancora non ho smesso di guardare UPAS.
Quando guardo UPAS assieme a G tendo a essere un pochetto... come dire?... rompiscatole? Ma sì, diciamolo. Lo sono perché quando i personaggi se ne vanno in giro per la città noto certe incongruenze. Lo so, è una soap e a una soap non si richiede aderenza alla realtà. Ma certe cose potrebbero evitarle. Per esempio: Ornella dice di poter raggiungere l'ospedale in cui lavora in dieci minuti. Bene. Lei lavora al Cardarelli (lo si vede dalle riprese) e vive a Palazzo Palladini, che è in fondo a via Posillipo. È scientificamente impossibile che riesca a fare quel tragitto in dieci minuti, neppure se (per assurdo) trovasse tutti i semafori verdi e neanche un pochino di traffico. Per metterci così poco tempo vuol dire che o ha un teletrasporto o viaggia con un elicottero privato. Dev'essere questa. Probabilmente Ornella è ricca di famiglia. Del resto non si spiega come farebbe altrimenti ad avere casa lì.
Poi c'è il grande paradosso del Caffè Vulcano, il famoso bar appartenente a Silvia Graziani. Anzi, lo enuncio meglio a parte, ecco qua:
Il Grande Paradosso di Caffè Vulcano
Nella soap Un Posto al Sole (per brevità, UPAS), il Caffè Vulcano è praticamente l'unico bar di Napoli. Sappiamo che ce ne sono anche altri, ma sicuramente di minor conto, dal momento che tutti, ovunque vivano, si ritrovano sempre lì per bere un caffè, comprare la sfogliatelle, alzare il gomito e giocare a biliardo. È il punto dove persone che vivono in quartieri lontanissimi si incontrano sempre per caso, quindi vedete che gli altri bar non devono essere particolarmente invitanti.
Il paradosso consiste nell'ubicazione del locale. Da quel che vediamo nella soap sappiamo che:
a) è vicino Palazzo Palladini. Perché Silvia dice sempre cose come “faccio un attimo un salto al Vulcano”, o perché se qualcuno resta senza latte “va un secondo al Vulcano a prenderlo”. Insomma, dev'essere un posto raggiungibile in pochi minuti, però...
b) dalla finestra del Caffè Vulcano si vede Nisida. Ora, questo non è possibile. Nisida è dall'altra parte della collina di Posillipo. Per godere di quel panorama, il Caffè Vulcano dovrebbe essere in cima alla collina, quindi ad almeno tre quarti d'ora di cammino (quasi tutto in salita) dal Palazzo. Ma come se non bastasse...
c) vediamo sempre che quando qualcuno esce da Caffè Vulcano si trova immediatamente alla Villa Comunale, che è a non meno di cinque chilometri di distanza da Palazzo Palladini.
Per fare un esempio comprensibile per i milanesi (purtroppo sulle altre città non sono ferrata, e poi andiamo... potrò mica fare un esempio diverso per ogni città italiana), sarebbe come dire che c'è un bar in Piazza Duomo. Ma che le finestre di questo bar affacciano su Porta Venezia, però quando esci ti trovi in Stazione Centrale. Strano, vero? Come si spiega? Non si spiega, ovviamente: è una soap ed è chiaro che il Caffè Vulcano è un luogo inventato. Ma inventato per inventato, non potevano inventare un'ubicazione un pelino più realistica?
Altro mio cruccio: Viola che fa jogging. Sappiamo che Viola fa jogging al Parco Virgiliano (gran bel posto per fare jogging, ma anche una banale passeggiata). In effetti il parco è vicino Palazzo Palladini. Ciò non toglie che farsi tutta quella strada, per di più in salita, sia una bella faticaccia. Io l'ho fatta oggi. Non di corsa, naturalmente, che ci tengo a rimanere viva. Procedendo a passo svelto e costante, ho impiegato circa quaranta minuti per coprire il tragitto. Quando sono arrivata, però, ero piuttosto stanca. Neanche sotto minaccia mi avrebbero convinto a mettermi a correre. Forse Viola arriva fin lì in auto. O forse, banalmente, è solo molto più giovane e allenata di me (STRASOB!!!).
Comunque, come vi dicevo, trovandomi a Napoli per le feste oggi sono stata a Palazzo Palladini. Per la prima volta (perlomeno da che sono cosciente) l'ho visto da vicino. È stata dura, perché ho deciso di fare tutto il tragitto a piedi ignorando i consigli di mia mamma: “Ma che ci vai a fare? Lo vedi benissimo dalla finestra col binocolo!” eccetera eccetera. Ma io niente, di coccio. Ho deciso di andarci finalmente, e a piedi perché volevo controllare anche il tragitto di Viola la sportiva. E vedere se potevo farcela anch'io nonostante la mia veneranda età. In tutto, tra andata e ritorno, ho percorso circa dieci chilometri in tre ore e mezza di tempo (inclusa la mezz'ora di sosta davanti al palazzo, e la ventina di minuti che ho perso perché ho sbagliato strada... ehm...). È una di quelle cose, mi son detta, che si fanno una volta sola nella vita. Perché anche mentre la stai facendo continui a dirti: “Ma perché ho deciso di farla?” e ti riprometti di non ripetere più l'esperienza. Mi ricordo che mi dissi proprio questo la prima volta che feci la discesa, e relativa salita, fino ai Faraglioni di Capri. “Mai più!”, mi dissi. E invece mi costrinsero a farla almeno altre tre-quattro volte. L'ultima è stata una decina d'anni fa con G. Io lo avvertii: “Guarda che la salita è dura. Durissima. Tu non sai a cosa vai incontro. Ripensaci prima che sia troppo tardi!”, ma lui, più di coccio di me, decise che dopotutto non era ammissibile essere arrivati da Milano a Capri e poi non andare ad ammirare i Faraglioni da vicino. E così ci ritrovammo ad arrancare per quell'impervia stradina in salita e sotto il sole a picco. Perché era estate. Invece il tragitto di oggi (Mai più!!!) per fortuna l'ho fatto in inverno. Fosse stato agosto pieno, probabilmente ora non sarei qui a raccontarvela, ma nella migliore delle ipotesi sarei ricoverata in terapia intensiva. Invece così me la sono cavata solo sudando come una capra, perché oggi qui a Napoli c'era un sole così.
Che altro dirvi? Niente, direi di passare pure alle foto.

Girando per Napoli capita di vedere tante cose già scorte a UPAS. Per esempio...


...Piazzetta Nilo. Da queste parti c'è il centro d'ascolto di Giulia Poggi.

E qui sicuramente è attraccato anche lo yacht di Giorgio Sartori.

Piazza Plebiscito: dove Greta incontrò e si scontrò con il bel Ferdinando.

E agli scavi di San Lorenzo Andrea girò il video di "Tre metri sottoterra" per Mimmo Calore.

Piazza San Domenico Maggiore. Ripresa decine di volte.

Pare che davanti a questo monumento di Mergellina partano i bus per Berlino...

Palazzo Donn'Anna, storico e ricco di fosche leggende. Non c'entra con la soap, ma è bello lo stesso.

Ah, di qui dev'essere passato Tommaso...

"Mi scusi, vado bene per Palazzo Palladini?"

Messaggio d'amore sul muro. L'avrà scritto Genny per Rossella?

Eccolo! È lui! Quanta emozione!

Questa scena ci è ben nota, vero? ;-)

A view from Palazzo Palladini.

Eccolo qua, in tutto il suo Palladiniano fulgore.

Quante volte i nostri eroi si sono affacciati da quei merli?

L'unico bar vicino al PP è questo. Niente Vulcano :-(

Piccione Palladino...

Le torri.

WOW! Sto toccando Palazzo Palladini!

Ho cercato di farmi un autoscatto ma non ci sono riuscita: accontentatevi di questo schizzo...

La scogliera davanti al PP. Io mi sono arresa dopo tre massi. E pensare che Marina riesce a percorrerla sui tacchi a spillo!

La Terrazza! Yuppi!

Un comodo ingresso secondario per il fratello di Genny?

Gli scogli sui quali Franco getta i nemici. Li vedete gli schizzi di sangue?

Quel che avanza dall'ultimo spaghetto a vongole di Raffaele...

I flutti che si frangono sulla spiaggetta del PP.

Finalmente anch'io coi piedi in spiaggia...

Ancora uno scorcio.

Ciao, PP, ci si rivede stasera. In TV!!!

Brusco ritorno alla realtà: il VERO ingresso di Palazzo Palladini...

...che in realtà si chiama così. Triste, vero?

...e comunque Rossella ha ragionissima a volere il motorino! Pant pant!...

E siccome in un mio post non possono mancare i gatti, ecco un simpaticissimo e dolcissimo miciotto di Posillipo. Miao! :-)