domenica 19 agosto 2012

La parola di oggi è... COMPASSIONE

Cozze al pepe
 Compassione (s.f.): è una parola che deriva dal tardo latino cŏmpati, ovvero “patire insieme con”. La compassione è quel sentimento di partecipazione che proviamo nei confronti delle sofferenze altrui. Può avere però anche un significato negativo, un sentimento di disprezzo e fastidio che si prova nei confronti di chi ci appare meschino, abietto, ridicolo e in sostanza messo parecchio peggio di noi. Per le filosofie orientali, tra le quali il buddismo, il termine “compassione” ha un significato diverso e indica l'amore universale per tutte le creature.
Insomma, la compassione è la capacità di riconoscersi negli altri e comprenderne il dolore. E quindi cercare di non causarlo, perché provocarlo negli altri vuol dire provocarlo anche in noi stessi.
Quasi tutti proviamo compassione. Sì, lo so, ci sono persone che non provano assolutamente compassione nei confronti di nessuno, ma voglio sperare che si tratti di un'esigua minoranza.
È molto più facile provare compassione per chi ci somiglia, per quelli nei quali ci riconosciamo. Ecco perché la maggior parte della gente prova compassione solo per gli altri esseri umani, o comunque molto più per questi che per qualunque altro essere vivente.
C'è poi chi prova compassione anche per gli animali, perlomeno quelli in cui si rivede di più. Come quando guarda negli occhi un cane o un gatto e pensa “sembra quasi umano”...
Più difficile è provare compassione per chi non ci somiglia per niente. Per esempio, un polpo. I polpi, e la scienza lo dimostra, sono animali intelligentissimi. Eppure così viscidi, con tutti quei tentacoli (otto!), e le ventose... è difficile provare compassione per loro, soprattutto quando la nostra esperienza più diretta con un polpo consiste in un'insalata mista con patate e prezzemolo.
Limone (solo per uso alimentare!*)
Anni fa lessi un appello commosso che girava in rete. Una ragazza aveva salvato quattro vongole vive che erano cadute in terra durante un mercato rionale e chiedeva a qualcuno il favore di portarle in Liguria (lei era a Milano) e liberarle in mare. Non so come sia andata. So che ricevette un mucchio di prese in giro e di commenti del tipo “sì, portale da me, ho giusto due spaghetti orfani ansiosi di fare amicizia con le tue vongole”. Però a me la ragazza faceva compassione (nel senso buono) per la delicata compassione che provava verso le vongole. Insomma, bisogna essere veramente tanto sensibili per provare compassione per una creatura così tanto diversa da noi come una vongola. Una che non ha neppure occhi che possano commuoverci, capite che intendo?
Ci sono persone, tra le quali mia zia Ramona, che sono addirittura convinte che le vongole, le cozze e così via siano vegetali, perché si chiamano frutti di mare!
Voi direte “ma le vongole non soffrono, perché non hanno un sistema nervoso”. E con ciò? Anche le piante sono prive di sistema nervoso, ma provate a chiedere a un giardiniere se una pianta sia in grado di soffrire o meno, e poi ne riparliamo.
Le cozze, come le vongole, sono tanto saporite, ma hanno un difetto per gli animi delicati come me e il gatto Trottolino: vanno cucinate vive.
È una brutta sensazione, quando ti soffermi a rifletterci. Perlomeno, per me lo è.
Ecco perché prendo sempre quelle decongelate, che sono già morte: delego a qualcun altro il lavoro sporco, insomma.
E tutto questo, solo per darvi la ricetta più semplice del mondo (che però fa tanto estate!):

Le cozze al pepe, ovvero impepata di cozze

Ingredienti (x 2)
Un chilo di cozze
Pepe
Limoni

Pulite, lavate e raschiate le cozze (occhio alle dita, io stasera mi sono tagliata un pollice). Mettetele in pentola, coprite con l'apposito coperchio (quello della pentola, non quello delle cozze) e cucinate a fuoco basso finché non saranno tutte aperte. Cospargete di abbondante pepe, servite in una zuppiera assieme al limone tagliato a fette (poi ognuno ci mette su quel che vuole). Buon appetito!

*Tengo a precisare la funzione alimentare del limone, perché una volta inserii la fotografia di un tale agrume in un articolo su un giornale per ragazzi e me la fecero togliere, perché il redattore capo affermava che si trattasse di un chiaro esempio di istigazione alla droga...
Tengo anche a precisare che sono perfettamente consapevole del fatto che spruzzare succo di limone sulle cozze fresche vuol dire commettere un crimine gastronomico. Ma qui non si parla di cozze fresche...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma come cazzo stai? Parli di compassion e al fondo della pagina scrivi una ricetta a base di cozze? Incoerenza a palla.